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Pliz

24 gennaio 2009

“Penso che qualcuno meriterebbe di sentire cos’è veramente il dolore. Bisogna sempre urlare per farsi sentire?”

Rimango in silenzio e rifletto.

Fosse per me non soffrirebbe nessuno. Nemmeno l’imbecille che assiste ad un film drammatico ridacchiando per tutto il tempo. Magari lo si potrebbe guardare con riprovazione, sperando che gli scoppino le gomme dell’auto in un colpo solo: nessun danno serio ma tanta paura.

E’ che quando parli così riesci ad inquietarmi. Non sono granitica come sembro, sai? Certe frasi non mi fanno bene, e non mi piacciono mai, men che meno sulla tua bocca.

Per favore…

Litfiba-Spirito

28 commenti leave one →
  1. 24 gennaio 2009 01:48

    il dolore ci cambia e spesso insegna, ma non si capirà mai la sua utilità. Eppoi è vero che il dolore bisogna leggerlo negli altri e non girarsi altrove.

  2. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 02:05

    L’ho pensato spesso anch’io, Willy. Anzi ho sempre creduto, e credo ancora, che il dolore non insegni niente, se non ad essere più duri e infelici.
    Il dolore negli altri mi annichilisce.

  3. 24 gennaio 2009 02:08

    A volte espettorare il dolore come catarro marcio che ci soffoca é importante; avere qualcuno vicino che non ci lasci soli quando succede può essere decisivo.

    Un bacio
    Daniele

  4. 24 gennaio 2009 02:13

    Sei posseduta dallo spirito di Dino Buzzati?!
    Poderosa quella dello scoppio simultaneo delle ruote dell’ auto : – D
    Il dolore è un tonico, ma se non arriva è meglio.

  5. 24 gennaio 2009 02:18

    certo che la tribù dei nottambuli mica scherza, faremmo una conference call un pochino sbadigliante, ma attenta. 😉

  6. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 07:08

    Hai ragione, Daniele: purchè l’assistente all’espettorazione abbia pazienza e stomaco forte.
    Un bacio.

    Ecco, Laura*: se non arrivasse sarebbe meglio. Ma arriva,e ci si può difendere come si è capaci.
    Mi sa che dovrei approfondire la lettura di Buzzati: non sono andata oltre “il deserto dei Tartari”.

    Attenta senza sbadigli, Willy: al massimo io crollo di botto, e senza preavviso. Come stanotte, che mi sono addormentata sul tuo blog.

  7. 24 gennaio 2009 10:53

    io l’ho conosco bene il dolore a tutti i livelli, e tu lo sai..
    posso solo dire che mi ha reso cattivo dentro,ma stranamente adesso capisco veramente chi stà male,prima non me ne fregava proprio niente…..
    ciauz.
    eSp.

  8. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 11:06

    Io penso di aver compiuto il percorso inverso, eSp. Sempre troppo empatica e pronta a tendere una mano a tutti, solo di recente ho imparato ad ascoltare veramente il mio dolore. E non mi piace per niente.
    Ciauz, fai te. 😉

  9. Zelda permalink
    24 gennaio 2009 11:28

    io pensoche il dolore possa rendere migliori, ma anhc eno.
    E mi ha colpito Enzo Bianchi, da Fazio, perchè per la prima volta l’ho sentito dire, da un uomo di fede:il dolore spesso abbrutisce e peggiora solamente le persone.
    Purtroppo , un pò tendo ascansare il dolore altrui.O meglio, son poco comprensiva con i depressi cronici, mi è piu’ facile capire chi è più simile a me, con grandi bassi e grandi alti.
    Con amiche dalla melanconia costante no ce l’ho fatta , a reggerle.

  10. 24 gennaio 2009 11:55

    ognuno lo esprime a modo sue, si esternarlo che tenerselo dentro meritano pari dignità. un abbraccio bisla. 🙂

  11. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 13:14

    Il mio dolore mi ha reso chiusa e piuttosto cupa, Zelda. So che i depressi non sono facili da reggere: lo so perchè lo sono stata a lungo. Adesso sono “migliorata”: ho alti e bassi, che a dire il vero non sono nè mai molto alti nè molto bassi. 😉

    Su questo non c’è la minima ombra di dubbio, Gians. Grazie al cielo non siamo fatti tutto allo stesso modo. 🙂

  12. 24 gennaio 2009 13:15

    Cara testabislacca non dimenticare che gli altri, a volte, sanno cos’è che ci fa stare male e allora, volendo, sanno quali parole adoperare per colpirci. Diffido da chi parla sempre del proprio dolore, come se soffrisse solo lui. Un bacio.

  13. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 13:53

    Diciamo che chiunque si concentri solo su se stesso crea un vuoto fra sè e gli altri, Celito. E diciamo pure che certe parole, a volte e come tu dici, sono pronunciate “ad arte”, perchè sanno dove andare a colpire. Un bacio e buon sabato.

  14. 24 gennaio 2009 15:07

    io penso che tutti, chi più chi meno, chi prima chi poi, tutti in modo personale e relativo, sentono il dolore, il proprio dolore.
    Il problema è che non tutti (anzi pochissimi) riescono a percepire il dolore degli altri!
    buon sabato 🙂

  15. indoleindolente permalink
    24 gennaio 2009 17:15

    Un caro amico un anno fa ha deciso del suo dolore.Forse aveva provato a dirmelo.Aveva davvero tutto.Tranne se stesso.Non l’ho capito.Così è finito il suo ed è iniziato il mio e nulla è più come prima.La rabbia, quella purtroppo è svanita.Il cuore,rimasto in sospeso per un bel pò,ha ripreso a battere.Così almeno mi pare ma diversa-mente.E parlare qui è troppo più facile dell’incrociare occhi e intuire sguardi.Credo nella vita.Credo nella forza di saper soffrire.Credo nell’aiuto, in tanti tipi di aiuto.Credo nel perdono.Di sè innanzitutto.Ci voglio credere.Decido del mio dolore.
    R-esistendo.Un saluto a te e a tutti.C’è del bello e del vero da queste parti e…no.Indoleindolente è solo una mia bestemmia.

  16. Monica permalink
    24 gennaio 2009 17:30

    A Napoli il must è urlare.Allucca ca te senton.Allucca per far valere i tuoi diritti .E si urla sempre più forte fino a quando anche queste urla non avranno più valore.Non c’è niente di meglio di un silenzio sereno.Condiviso e capito.
    Buona domenica silenziosa ,Bisla:)
    MK

  17. 24 gennaio 2009 20:07

    Passo!

  18. 24 gennaio 2009 20:11

    Come dice Marcello ci sono persone che sanno colpire basso e far male…a volte ci “godono” pure a ferirti nel vivo.
    Il dolore rende forti, così mi è stato detto spesso…io non ne sono sicura.

    un bacio e buon we

  19. 24 gennaio 2009 22:46

    Se vuoi fare allenamento ti presto l’ex borderline che ogni due per tre minaccia me, tutti i miei cari, e il resto del mondo.

  20. 24 gennaio 2009 23:27

    A volte ci si abitua, al dolore. Cioè, ci si abitua a farsi male, a stare male e a permettere che altri ce ne facciano.Parlo anche per me, eh?
    Penso anche che il dolore o spalanca le porte o le chiude a doppia mandata. A me, almeno finora, le ha sempre aperte. Già…ci ho fatto l’abitudine…:))
    Un abbraccio. Che la domenica sia serena.
    Ne vengo da un bel seminario, dove, tra le altre cose, si è giusto parlato della differenza tra dolore e sofferenza.Te la dico come ce l’hanno spiegata, stesse parole, più o meno…
    “Brr, che freddo!” (questo è il dolore)
    “Ecco, lo sapevo, avrei dovuto coprirmi di più, sono sempre la solita, ma non potevo mettermi il cappotto? mi prenderò un malanno, io lo sapevo, non sto mai attenta…ecc…” (questa è la sofferenza).
    Ehm, quanto a sofferenza…direi che siamo esperte, non ci priviamo di nulla.Diciamo che gli altri ci mettono del loro, per quel che riguarda l’elargizione del dolore…noi aggiungiamo la sofferenza. Della serie: girare il coltello nella piaga possibilmente tenendolo ben stretto per la lama.
    Bella meditazione ho fatto, oggi.
    Vado a ritirarmi nei sogni: buona notte, amica mia.

  21. ringo83 permalink
    24 gennaio 2009 23:51

    Salutoni.

  22. testabislacca permalink*
    24 gennaio 2009 23:59

    Quello è un problemone, Medita. Ma può diventare problema anche se esaspera la ricezione volta verso gli altri.
    Ne so qualcosa. :-S

    Non avere se stessi è la peggiore delle sciagure, Indoleindolente. Puoi possedere il mondo, ma se non hai veramente te stesso non c’è molto da dire o da fare.
    Io lo capisco, il tuo amico, e in qualche modo (ma ti prtego di non fraintendere) lo ammiro.
    Sostanzialmente apparteniamo solo a noi stessi. Quello che ci impedisce di spiccare il volo, qualunque esso possa essere per noi, si chiama “condizionamento”, o “ricatto morale”.
    Non ho idea di come si possa realmente percepire l’atmosfera che aleggia qui. Posso solo garantirti una sincerità estrema, che, data la virtualità, potrei anche permettermi di mettere un po’ da parte. E’ che non ci riesco.
    Lascia che il tuo cuore batta, e trai spunti di nuova gioia di vivere: è possibile anche questo.

    Più urli, Mokella, più gli altri si abituano alle tue grida, e non ti sentono nemmeno più. personalmente sono diventata, negli anni, una grande estimatrice del silenzio: quello esterno, e quello dell’anima.
    Un bacio.

    Devo risponderti “chiudo”, Pietro? 😉

    Non so, Blue: forse noi siamo diversamente funzionanti. Di sicuro a me certi dolori hanno arrecato un danno che mi ha strsformato in un’altra persona: non necessariamente migliore di quella di prima. E ho patito tanto male ingiusto.
    A queste cose non ci si rassegna mai veramente.
    Un bacio.

    Deja vu, Lav: 25 anni fa ho avuto il pazzo furioso personale, quello che chiamava casa dei miei alle tre di notte per dire che ci avrebbe sterminati tutti.
    Trattavasi di ex fidanzato mollato: aggressivo, malato, minaccioso.
    Se mi mandi il tuo te lo neutralizzo in men che non si dica. 😉
    Un bacio, bella.

    Hai fatto una meditazione giustissima, Riy. Anch’io, per sommi capi, sapevo di una certa differenza fra sofferenza e dolore, ed è vero: ci siamo specializzate nella seconda, chè alla distribuzione del dolore ci pensano gli altri, molto generosamente.
    Io non ho partecipato ad alcun seminario interessante, purtroppo. Sono solo stata al cinema, ma ho avuto modo di riflettere molto, e giuro che il film non c’entra.
    A volte basta anche una lacrima, per farci riflettere.
    Un bacio lupesco (anche se io, più che lupa, sono pelle d’orso).
    Notte, Riy.

  23. testabislacca permalink*
    25 gennaio 2009 00:00

    Ringo…almeno tu non abbandonare il blog. :-S

  24. 25 gennaio 2009 18:52

    Non è apparso a sorpresa alla tua seduta di laurea, tentando di mimetizzarsi sedendosi sopra un calorifero? (cosa peraltro poco consigliata per la circolazione sanguigna nella zona intestinale..)

    Ma ho preso anche qualcuna delle tue pregevoli risorse e bellezze, o solo le paranoie esistenziali e le sfighe?!!!:P!

  25. testabislacca permalink*
    25 gennaio 2009 19:59

    No, Lav, ma solo perchè non mi sono laureata mai. 😉
    Tesora, io non ho risorse nè bellezze. Quelle le hai tu: noi due condividiamo solo le paranoie esistenziali. 😉

  26. 26 gennaio 2009 21:23

    Vadaviaiciapp, si dice qui al Nord quando uno l’ha detta grossa così come te ora.
    E vedi di rigare diritto, altrimenti faccio io la zia e tu la nipote bislacca.
    Lav.

  27. 29 gennaio 2009 22:45

    Non siamo qui per soffrire, contrariamente a quanto i dogmi cattolici ci hanno sempre fatto credere.
    Siamo qui per comprendere, per imparare le lezioni necessarie a farci fare un salto al di là, al di là del nostro ego.
    Sembra che l’unico modo per scrollare violentemente l’ego umano passi attraverso il dolore…
    no, non sempre… e non a lungo… ma spesso è così.
    L’altro elemento da considerare è la compassione… chi non nutre questo sentimento in qualche modo ne deve sentire le conseguenze.
    Siamo sempre liberi di scegliere.
    Tanto, tantissimo dipende da noi.
    Per fortuna, purtroppo.

  28. testabislacca permalink*
    30 gennaio 2009 00:13

    Sono d’accordo, Babsie: non credo affatto che si debba passare per quel genere di dolore espiativo che ci vorrebbe tutti a testa china come “peccatori”.
    La responsabilità è un conto, il dolore inutile è ben altro.

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